TITOLO:
VOGLIO UN AMORE COME QUELLO DELLA NONNA
AUTORE:
NOEMI TALARICO
SELF-PUBLISHING
GENERE:
COMMEDIA ROMANTICA
PAGINE:
281
DATA
USCITA PREVISTA PER IL 21 AGOSTO 2021 SU AMAZON IN VERSIONE E-BOOK E CARTACEO
TRAMA:
Stoccolma.
Dermoth Brams ex galeotto sfrontato e con una faccia da prendere a sberle, non crede nell’amore e odia la nobiltà.
Noely Calvins, cat-sitter maldestra con la passione per i racconti delle nonne passa i suoi pomeriggi tra palle di pelo e viaggi di fantasia sognando il principe azzurro.
Tra sogni, una passione travolgente e colpi bassi ad ogni angolo, sullo sfondo di scenari esilaranti, riuscirà l’amore a sconfiggere le apparenze e la favola a diventare realtà?
ESTRATTO:
Oggi sono stato
piantato tutto il giorno a casa di Tinia, ho aspettato ben dodici ore di
sentirla bussare a quella dannata porta. Dopo una notte insonne con lei
piantata nel cervello.
Credo di aver
lasciato le palle sul divano della vecchia a furia di sorbirmi le sue storielle
diabetiche. E tutto pur di rivederla per cinque miseri minuti, Cisco ha
ragione: dovrei farmi ricoverare.
Non è da me un
comportamento simile, cazzo, io sono il tipo che si fotte una donna in mezzo
alla strada e poi se ne va, lasciandola in lacrime a supplicare un secondo incontro.
Non il rimbecillito che freme a casa della nonna per rivedere una tipa
qualunque, tra l’altro fidanzata, sorella della gattara dei Simpson, mia
cliente e bella da farmi mancare il respiro ad ogni sorriso.
«Pss...» Cisco
mi tira una gomitata nelle costole. «Sta’ pronto bello.» Indica col capo due
bionde da capogiro, che si dirigono verso di noi.
Appena ci
raggiungono si presentano e il mio amico le invita a bere qualcosa con noi.
Accettano e ordino altre due birre per le signore.
Cisco non
spreca tempo e inizia a rimorchiare la sua tipa, mentre io non mi sento
minimamente in vena di far baldoria.
La bionda
comincia ad accarezzarmi le braccia, poi le spalle.
«Wow, ma che
muscoli hai? Sembri fatto d’acciaio, ragazzone!»
Le sorrido
senza risponderle e lei prosegue a palparmi il petto.
«Di’ la verità,
sei stato scolpito nel marmo proprio come Pinocchio, non è vero?» ride, mio Dio
che suono orrendo.
Sembra che si
stia affogando con un fischietto incastrato in gola, sono quasi tentato di
farle la manovra di Heimlich.
«Pinocchio era
intagliato nel legno» mi limito a risponderle seccato, ma sembra non afferrare
il mio invito a levarsi di torno.
Si posiziona
tra le mie cosce e, continuando a ridere come se avessi appena detto la cazzata
del secolo, poggia il culo sul mio uccello.
Fosse successo
un mese fa, a quest’ora starei già pompandola in uno dei cessi, ma il mio pene
si rifiuta proprio di dare cenni di vita. Sarà grave?
I suoi capelli
mi finiscono dritti in faccia, sanno di tabacco, niente a che vedere con il suo
profumo di pesca selvatica.
Giro il viso
dall’altra parte, per levarmi il suo tanfo da sotto le narici e la vedo.
Lei, seduta a un
tavolo con altre tre persone. I nostri sguardi si incrociano e mi sorride.
Basta questo a trasformare la mia giornata di merda in un sogno a occhi aperti.
Il tipo seduto
di fronte a lei le dice qualcosa e subito si alza, sistemandosi la gonna di
pelle griffata, lo capisco dalla targhetta in mostra sul fianco, che le si è
raccolta scoprendole le cosce più del necessario.
Si stira anche
il toppino rosa con le mani e torna a fissarmi, venendo verso di me.
Il suo corpo è
un’autostrada di curve che oscillano a ogni passo che compie su quei tacchi
vertiginosi, che regalano un maggiore slancio alla sua figura esile e minuta. I
capelli castani le ricadono in morbide onde sulle spalle, accarezzandole
dolcemente il seno, riesco a sentirne il profumo a distanza. Mi gira la testa.
Improvvisamente sento tornare a fluire il sangue laddove credevo stesse rimando
solo tessuto molle in cancrena.
Afferro la
bionda per i fianchi e, reggendo lo sguardo della bomba sexy che sta per
raggiungermi, la spingo via non curandomi dei modi da bifolco. Ruoto sullo
sgabello, posizionandomi di fronte alla bambola e sorrido come un perfetto
idiota. Nemmeno fossi il testimonial della Daygum.
«Non pensavo di
incontrarti anche questa sera, Milady» le dico una volta che è al mio fianco.
«Il locale è di
un mio amico, non potevo mancare alla sua inaugurazione» sorride ancora e mi
beo di quel suono celestiale che compone la sua voce.
La bionda, di
cui ho già dimenticato il nome, borbotta infastidita qualcosa al mio amico, ma
non me ne frega niente, è tutto il giorno che aspetto questo momento.
«Quelli sono i
tuoi amici?» chiedo con una nota di fastidio, guardando il tipo che le ha
parlato poco prima.
Credo di aver
capito di chi si tratta e il mio istinto non sbaglia mai.
«Sì, e uno è il
futuro proprietario della casa che stai costruendo.»
«Fammi
indovinare, il tipetto biondo tutto agghindato, sbaglio?»
«Bingo!» trilla
lei ridendo.
I tipi come lui
li riconoscerei anche a dieci chilometri di distanza, aristocratici del
cazzo.
«Da buon
damerino quale sembra, non dovrebbe mandare la sua donna a prendergli da bere.
Soprattutto se è bella da mozzare il fiato, qualcuno potrebbe portargliela
via.» Torno con gli occhi su di lei, improvvisamente rossa in viso e mi
stupisco della serietà con la quale ho appena pronunciato quelle parole.
«Non credo ci
sia qualcuno appostato dietro l’angolo, pronto a darmi una mazzata in testa e
caricarmi in spalla!» la butta sul ridere, ma io potrei anche farci davvero un
pensierino.
Non dev’essere
difficile trovare una mazza in questo posto, per la maggior parte la superficie
è fatta di legno.
P.S: Ci tengo a ringraziare l'autrice per questa splendida opportunità, alla prossima!!!
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